Antonio Vieira e l'Impero universale. La «Clavis Prophetarum» e i documenti inquisitoriali

SILVANO PELOSO, Antonio Vieira e l'Impero universale. La «Clavis Prophetarum» e i documenti inquisitoriali.

L'A. è titolare della cattedra «P. Antonio Vieira», creata in collaborazione fra l'Istituto Camões e l'Università «La Sapienza» di Roma. Egli si è occupato di Antonio Vieira ma anche di viaggi. Uno dei suoi libri ha un titolo emblematico: Al di là delle Colonne d'Ercole. Madeira e gli arcipelaghi atlantici nelle cronache italiane di viaggio dell'Età delle Scoperte (Viterbo, Sette Città, 2004). È proprio questo titolo che ci sembra particolarmente indovinato per definire il personaggio.
Il padre Vieira (1608-97) è uno di quei protagonisti della storia che è difficile incasellare. Ebbe doti straordinarie. Fu veramente «al di là delle Colonne d'Ercole». Fu uno dei più brillanti oratori del XVII secolo. Fernando Pessoa lo ha definito «imperatore della lingua portoghese». Ebbe ruoli diplomatici di assoluto rilievo. Fu un grande missionario -  fece costruire chiese, scrisse catechismi - , fu il grande difensore dei diritti degli indios, che i coloni volevano schiavizzare, e partigiano di una politica favorevole agli ebrei.
Gran viaggiatore, fu anche un grande visionario. In un momento di risurrezione della sua patria, grazie alla rivoluzione del 1640, sognò che il nuovo re, Giovanni IV (1640-56), potesse realizzare il «Quinto impero». Che a popoli o governanti venga assegnato un ruolo provvidenziale non è raro. Similmente l'uso di un linguaggio apocalittico non è infrequente. La sua grandezza fu però la sua debolezza. La difesa dei diritti dei nativi in Brasile e il suo influsso a corte, soprattutto sotto Giovanni IV, gli procurarono molti nemici, che lo accusarono presso l'Inquisizione portoghese. È curiosa pertanto la lotta fra burocrati poco intelligenti, ma prudenti, e un uomo intelligente ma poco prudente, che scriveva e parlava sopra le righe. Il volume racconta l'opera del padre Vieira Clavis Prophetarum. L'A. sostiene che la História do Futuro non sia altro che una parte della Clavis e costituisca uno stratagemma elusivo della censura inquisitoriale portoghese, in contrasto con quella romana. L'utilizzazione a fini pratici di testi profetici (in particolare di Daniele) e apocalittici ci parla di questioni di frontiera, 0 cui giudizio oggi come allora presenta molte difficoltà. Giustamente Peloso cita l'esempio degli scritti di Newton dedicati a questioni religiose, al profetismo e all'alchimia, che a lungo furono nascosti, nel timore che si scalfisse l'immagine di uno dei fondatori della scienza moderna (p. 143). È un procedimento non infrequente mettere da parte i testi che fanno difficoltà. Nel caso del padre Vieira forse a dare fastidio fu il suo ruolo per la tutela dei diritti degli indios, il fatto che avesse consigliato una monarchia lusitana in difficoltà economiche ad aprirsi al capitale ebraico, ma anche la speranza della realizzazione politica del regno di Cristo e delle sorti future della Chiesa. Il padre Vieira è una di quelle figure della prima Compagnia di Gesù, che è difficile ritrovare nella seconda, quando s'impose un nuovo stile, più controllato e meno favorevole alla genialità di uomini come lui. 

L. Mezzadri "La Civiltà Cattolica"